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Visualizzazione dei post con l'etichetta Autostima. Crescita personale

LE PAROLE MAGICHE

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  Come, quando e perché usare un mantra. Qualche giorno fa ti raccontavo come lavora il n LE PAROLE CHE TI CAMBIANO Qualche giorno fa ti raccontavo come lavora il nostro inconscio. Il post si chiama: "Volere non è sempre potere." Se lo hai perso, lo ritrovi nel primo commento. In quel post ti raccontavo che è possibile resettare il tuo inconscio attraverso la creazione di un mantra. La scelta personalissima di alcune parole. Ma cosa sono le parole magiche (mantra)? Le parole magiche sono messaggio che mandi a te stesso. Il tuo cervello può gestire una cosa per volta, e tu hai il potere di indirizzare la sua attività. Come? Lo puoi creare un mantra scegliendo le parole che "senti" di più.  Che ti permettono di fare click, di potenziare il tuo pensiero rendendolo azione, di restare lucida e presente a te stessa. Cambierai le parole che compongono il tuo mantra affinché queste ti risuonino dentro. Cambierai le tue parole finchè

I 3 CERVELLI

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  Abbiamo 3 cervelli. Sì hai capito bene. Il primo quello più antico, si chiama cervello rettile. E' lui che come un semaforo ti dice: Luce verde è tranquillo. Luce rossa, scappa. Hai sempre paura di ciò che desideri, di come potresti stare, se solo, non fossi soggiogata dalla necessità di tradire le aspettative altrui.  In quel momento produce e rilascia adrenalina, e tu hai paura. Lui è l'istinto. Il cervello limbico è un romanticone. A lui piacciono tanto le storie, resterebbe lì ad ascoltare per ore, inondandoti la testa di: PERCHE'? Quando immagina, il cervello limbico, si eccita, e ti promette tutte le risposte. In questo stato di eccitazione rilascia ossitocina e glutammato. E tu hai solo voglia di strapazzare di coccole il tuo cane, gatto e canarino. E poi c'e lei: la neocorteccia, “la spocchiosa”. Lei fa' i conti senza l'oste. Come quando pensi che qualc

Conosci te stesso

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  Qualche tempo fa, feci un colloquio per una posizione simile a quella che svolgevo. Sentivo forte il bisogno di cambiare: contesto, organizzare meglio la mia vita, avere più tempo per me... Il colloquio fu “strano”. Ci furono una serie di domande in punte di fioretto atte a non voler scoperchiare il calderone. Le recruiter avevano sulla testa la “nuvoletta del non detto” Hai presente? Mi sentivo a disagio. Alchè presi il toro per le corna e cominciai a porre domande, finchè non posi le fatidiche: Quali sarebbero le mansioni? Quale la Ral? E l'inquadramento? Le risposte furono quelle che avevo subodorato... Durante il tragitto verso casa, feci una serie di riflessioni: trasparenza e comunicazione chiara, erano assenti; la correttezza idem; era molto distante da casa, la mia pancia mi diceva che non faceva per me. Giunta a casa, presi il coraggio, e scrissi alla recruiter: “ Vi sono grata per l'opportunità, ma non fa pe