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SCONFORTO

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  Lo sconforto è quel momento in cui senti la speranza svanire. E’ quando non vedi soluzioni. Ti senti cascare le braccia a terra. E’ quando senti dire: “La formazione è sempre la stessa…” Credo sia la risposta tipica di chi non ha mai messo piede in un’aula. Virtuale o reale. Di chi non sa cosa sia far affiatare un gruppo di sconosciuti e renderli abili a collaborare insieme. Di chi non sa costruire un’interazione nutriente tanto da far germogliare i semi. Ma com’è possibile? Eppure chi hai difronte è sempre diverso. Il discente. Il docente oggi, non è ciò che era ieri, e sarà domani. Se cambia il modo di erogare la formazione. Attività, giochi, esercizi. Come può essere sempre uguale? Eppure la parola sconforto, nella sua radice, parla di forza. Di una forza intrinseca. Prendendo le distanze, guardandola con un’altra cornice, togliendo la S; diventa conforto. Che ricorda tanto quel calore e quell’energia che ti porta ovunque. E nessuno può togliert

PARADOSSO DELLA SOCIETA’ DELL’INFORMAZIONE

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  Qualcuno ha detto che lottare con uno stupido è contro producente. Ti porta al suo livello e ti batte con l’esperienza. Qui bisogna farsene una ragione. "E' come un diamante. Per sempre." Ma ignoranza e pigrizia sono un connubio letale. “Ciò che l’informazione consuma è abbastanza ovvio: consuma l’attenzione dei destinatari. Quindi una ricchezza d’informazioni crea povertà d’attenzione.” cit. La conoscenza è a portata di mano, di smartphone, di rete. Questa stessa sovrabbondanza stanca al punto da prendere per buono quel che si sente en passant, si legge, percepisce in giro. Così ogni: “controllo dopo,” ogni “ho sentito dire che,” ogni “ma sì, va bene così”, diventa uno scalino disceso verso la pigrizia e l’ignoranza più gretta. Hai mai preso una decisione sulla base del sentito dire?

“Puoi ottenere tutto ciò che voi se sei vestita per averlo.”

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Sostenere un colloquio, un incontro di lavoro è un banco di prova non solo per ciò che hai da dire ma anche per come viene presentato. Si parla dress code perché è un modo, non verbale per comunicare. Quindi l’abito va scelto, non in base all’umore, ma in base a ciò che vuoi comunicare, così come le parole. In base alle tue scelte determini la tua realtà ed anche la percezione che gli altri hanno di te.   E quanto al giudizio, nessuno è esente. Tutti giudichiamo e siamo giudicati.   Siamo fatti così. Parafrasando Chanel tanto meglio sei vestita più gli occhi cadranno su di te come fossi nuda. Il look come le parole, hai il potere di sceglierle o subirle. Allora domandati: come veste la professionista che vuoi essere? Qual è l’elemento del tuo vestiario che ti fa sentire al top quando lo indossi?  

Ansia? Quale ansia?

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Avere una playlist è uno strumento strategico, potente, performante. Prima di un incontro o colloquio, cantare e ballare la propria playlist, significa arrivare con una marcia in più.   E’ un passaggio fondamentale della preparazione. Prima di un momento importante la tensione sale.   Il cuore batte più forte, cortisolo ed adrenalina a gogo. Il cervello che si arrovella e s’impanica. Spegni l’interruttore. Il cervello può fare una sola cosa per volta. Porta l’attenzione sulla musica ballando e cantando.   Il risultato è quello di spegnere i pensieri, ed indurre la produzione di ormoni buoni. L’umore si rasserena e sei più lucida e performante. Oggi, come ai tempi dell'università, utilizzo questa tecnica per prepararmi ad una sessione di coaching, prima di entrare in aula o a fine giornata per scaricare lo stress accumulato. Usa questa tecnica per un mese e vedrai che benefici.  Raccontameli qui o in privato, se vuoi. Hai una playlist? Quali sono le tue can

Parole

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  Le parole che frequenti sono dei contenitori d’idee. Le parole che frequenti sono dei catalizzatori d’emozioni ed ormoni; sono ponti per costruire il futuro. Il tuo. Hai mai sentito dire: “Come pensi, così stai.”? Le parole ancora prima di pronunciarle, le pensi e già solo, quel pensiero le tramuta in 0,3 secondi, in una reazione chimica del tuo corpo. In grado di alterare la mimica, l’odore, la percezione di te. Se frequenti parole buone sarai il tuo pusher di “roba buona” (ormoni). Parole come: impegnativo, occasione, opportunità, scelta, facile, incredibile, magico, strategico, caldo. Se frequenti parole tossiche sarai il tuo pusher di “roba meno buona”. Parole come: Problema, sbagliato, paura, difficile, freddo, basso. Come per le buone, queste sono solo alcune. Come vedi sono parole di uso estremamente comune. Parafrasando Lakof, in qualsiasi cultura, a determinate metafore corrispondono determinati stati d’animo. Sono  le metafore incarnate. Ti propongo 2 esem

BENESSERE

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  Nasci unica, libera e perfetta. Rincorri una forma fisica perfetta, aderendo ostinatamente a regole esterne, stereotipi e mode. Rincorri il lavoro e la carriera perfetta, perché ti hanno detto che al successo si arriva  solo   così. Come un dogma.     Solo sacrifici, rinunce e sofferenza. Dimenticando che per ottenere ciò che vuoi;( non bisogni preconfezionati, imposti dall’esterno). Bisogna prima liberarsi dai condizionamenti esterni. Ascoltare l’istinto. Lui funziona alla grande, quando stai bene. In fine ignorare il giudizio altrui. Per stare bene è importante che tu tenga a mente, ripetendolo spesso, che: Sei preziosa per la tua unicità. Sei libera di esprimerla. Sei perfetta, (fatta per) essere felice. La felicità ha una ricetta chimica. La tua. Fatta di pensieri e parole buone, coccole, leggerezza e rispetto.

A ciascuno il suo nome

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  “Mi sento agitata.” Ti dici “Ho un nodo alla gola.” Ti dici. “Mi sento svuotata.” Ti dici. Quante volte hai usato espressioni del genere, perché non riesci a dare un nome alle emozioni che ti hanno pervaso? Le emozioni sono la risposta biologica a stimoli interni o esterni. Così, se ti dico: “orso.” Il tuo cervello rettile reagisce inondandoti di noradrenalina e cortisolo. Provi un’emozione chiamata paura che deriva dalla consapevolezza del pericolo. Il tuo corpo intanto, risponde con: bloccati, scappa veloce e se non puoi lotta. Tutto in 0,3 secondi. Se invece di sentir parlare dell’orso, lo vedessi o pensassi ad esso, lo stato di allerta sarebbe comunque presente, ma l’emozione sarebbe la gioia se ci stessi giocando. E’ fondamentale prestare attenzione alle parole che frequenti. A loro devi il tuo “livello di benessere.” A loro devi la chimica del tuo corpo. A loro devi le tue azioni. E tu sei in grado di dare un nome alle tue emozioni? -------------     -----