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Visualizzazione dei post da marzo, 2023

Merce in saldo.

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  Merce in saldo. “Amaro alla bocca e dolce al cuore.” È un proverbio che la dice lunga. Racconta di qualcosa che inizialmente dà dispiacere, ma alla lunga produce grandi benefici. Dopo un’intensa giornata di formazione, un noto ente mi contatta per erogare formazione a meno di 24 ore dalla richiesta. La mia risposta è stata no. Perché avevo già altri impegni; ed anche se non ne avessi avuti, avrei detto comunque di no. Perché sono disponibile non a disposizione. Perché il valore di ciò che faccio risulta intaccato. Un formatore ha l’obbligo: di aggiornarsi costantemente, di preparare una lezione che sia fruibile dal discente e questi ne possa trarre beneficio. Diversamente ne va della sua immagine e della sua integrità di professionista. Diventa ancor di più facile sentirsi dire: “Tanto è sempre la stessa lezione.” Ricorda: Ti danno il valore che ti attribuisci. Dunque renditi desiderabile. Dai valore a ciò che fai. Se porti un cartello, addosso che dice: “Merce in sald

È il momento di contare.

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  È il momento di contare. “Quanto devo chiedere?” “Non sarà troppo?” “Cosa do gratis?” e “Cosa diventa a pagamento?” Il tuo saper fare racconta della professionista che sei diventata col tempo, la formazione continua e l’esperienza. Il Valore che sei in grado di dispensare è frutto di sacrifici, motivazione e determinazione che hanno avuto anche un prezzo. La stima di te come professionista passa anche attraverso il riconoscimento economico. Per riconoscere il tuo valore, a volte, è necessario un viaggio a ritroso, nel tempo. Nel corso del quale ripercorri le tappe che ti hanno portato ad acquisire competenze, conoscenze e disinvoltura nel fare. Nel percorso con me, questo è un punto cardine. Quando mi chiedono, ma secondo te, “quanto posso chiedere?” Io rispondo dicendo: prendi carta e penna e crea 2 colonne. Sulla prima scrivi: Spese. Per spese s’intende tutto ciò che destini all’acquisto di beni e servizi e garantiscono il tuo tenore di vita. Nella seconda colonna Inv

La fiducia

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  “Fidati. E’ capitato anche a me.” “Fidati l’ho fatto anch’io.” “Ti devi fidare.” Queste sono solo alcune delle espressioni con cui chiedi fiducia al tuo cliente, partner, collaboratore. Dare e avere la fiducia altrui genera tranquillità. Significa avere una maggior sicurezza che le cose andranno per il meglio, a fronte di una serie di valutazioni oggettive. Usare la parola fiducia significa percepire di non averla. Quando usi la parola fiducia destabilizzi il tuo interlocutore. Al contempo la tua autorevolezza, la tua leadership, la tua autostima si sciolgono come neve al sole. Il cervello rettile di chi ascolta, legge e osserva va in allerta. Il suo cuore batte più forte. Il respiro si fa più corto. Gli ormoni dello stress lo inondano. Allora, che fare? Evita la parola fiducia e sta lontano da espressioni come “Grazie per la fiducia accordata.”   A me piace concludere dicendo: “Felice di collaborare con te.” Tu come glissi la parola fiducia?

La fallacia dello scommettitore

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  La fallacia dello scommettitore “La prossima volta andrà meglio” É ciò che ti dici quando manchi un obiettivo. Lo dici con l’intento di consolarti. In realtà stai commettendo un errore cognitivo. “Perché?” Ti stai chiedendo. In primis, dire: “la prossima volta andrà meglio ti deresponsabilizza. Inoltre sposta il potere dell’azione di cambiare strategia ed apportare modifiche da te ad un immaginario soggetto che deciderà la tua sorte. Inoltre, come gli scommettitori, erroneamente ritieni che prima o poi la dea bendata bacerà anche te.   Come quando al super enalotto ti ricordano i numeri ritardatari. E ciò ti invita a tentare. A sperare. Ricorda: il successo è la tua capacità di succedere le cose. Ci avevi mai pensato?

Terapia del Vaffa.

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 Terapia del Vaffa. Quanti no avresti dovuto dire. Quanti no avresti voluto dire. Quanti no e vaff×××××o ci vogliono per affermare te stessa. Questi no, si sono trasformati in si remissivi, accondiscendenti e accomodanti per paura di non piacere. Di non essere abbastanza. Di sentirti respinta emotivamente e professionalmente. I no taciuti danno la misura esatta del valore che non ti riconosci. I no taciuti oscurano ogni volta un pezzettino del tuo valore, della tua autostima, della compassione che ti meriti. Un caloroso No e Vaff×××××o ripristina il tuo spazio. La percezione del tuo potere di scelta, la stima che hai di te. Perché gli abbracci, i sorrisi, le pacche sulla spalla vanno bene a condizione che siano dei no per ripristinare il tuo spazio, salvaguardare il tuo valore e la tua unicità. Ti consiglio un sentito Vaffa tutte le volte che ti senti soffocare in gabbia.  Ti abbraccio Vera  Ricordi come ti sei sentita l'ultima volta che hai detto No e Vaffa?

Non scommetto su di me.

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 Non scommetto su di me. Ogni giorno scommetti sul meteo. Scommetti sulle relazioni professionali e personali Scommetti per gioco.  Scommetti su tutto e tutti ad eccezione di te. Ogni volta che scommetti metti il tuo benessere nelle mani  di qualcun altro. Come? Procrastini. Disperdi energie in progetti fallaci. Pensi di essere inadatto o incapace e resti inerme. Aspettando che qualcosa accada magicamente.  Agisci meccanicamente perché guidato dai tuoi pregiudizi e dal tuo retaggio culturale. Così ti orienti verso clienti che hanno valori diversi dai tuoi. Instauri relazioni con persone a te poco affini. Crei una routine che giorno dopo giorno mina la tua autostima e compassione per te. La paura di perdere ciò che hai orienta le tue scelte. Con questa consapevolezza cosa ci fai? Inizia: decidi cosa cambiare con piccole, piccolissime azioni. Distruggi: la routine fatta di pensieri tossici e paure. Datti tempo: per immaginare, sperimentare, sbagliare.  Crea: dai vita all'idea che ha
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 Ladro di autostima. Posso farti una domanda stupida? Posso essere sincero? Nella quotidianità queste formule vengono usate come forme di cortesia. Essere gentili non deve minare la tua autostima e tanto meno la tua leadership. Analizziamo la prima: “Posso farti una domanda stupida?” Quando poni una domanda del genere, stai letteralmente chiedendo al tuo interlocutore il permesso. Inoltre stai dicendo che ciò che dirai ha poco valore. Stupido addirittura. E per proprietà transitiva, anche tu. Il cervello di chi ti ascolta deciderà in maniera inconscia e rapida. Determinando un certo risultato. Immagina quale risultato puoi ottenere se usi parole del genere quando incontri un cliente, un collaboratore o ad un colloquio? La tua immagine risulterà danneggiata. Ancora una volta, ti ricordo che hai il potere di scegliere, parole buone per ottenere i risultati che meriti. Passiamo a: “Posso essere sincero?” Ancora una volta stai chiedendo il permesso. Inoltre gli dici di voler essere sincero